- Ex Granaio di Montenero
- Mercoledì 28 Agosto – Ore 21:00
- Ingresso Gratuito con prenotazione obbligatoria
- Info e Prenotazioni
Che cosa rappresenta un limite fisico? Come raccontarlo? Come può questo racconto “particolare” diventare universale? Queste sono le domande che costruiscono questo lavoro. Il limite fisico è ciò con cui convive tutti i giorni chi ha subito una forma di menomazione, ma la riflessione sul corpo come “barriera” può coinvolgere chiunque. Parlare del corpo è parlare del primo strumento di conoscenza del mondo e di relazione con gli altri che ogni uomo utilizza nel suo essere animale sociale.
Il lavoro ha l’obiettivo artistico di condensare e universalizzare il concetto di negazione della libertà di movimento: il protagonista non è una vittima, ma assume l'onere del proprio ostacolo, come un samurai che sfida i propri limiti ed è pronto a lottare per superarli. In tal senso, il processo di creazione di Luk si serve degli attrezzi circensi (clave frusta e trampoli) in chiave simbolica. La scelta degli attrezzi non è casuale così come la scelta degli artisti: gli attrezzi di Luk qui diventano estensioni e sostegni del corpo, ora come impedimenti e limitazioni, ora come strumento di relazione e comunicazione verso l'esterno, ora principio di liberazione, di auto potenziamento, di trasformazione. In particolare lo studio si concentra qui sulla trasfigurazione dell’oggetto scenico nella sua relazione col corpo e la danza, sulla sua trasformazione, diventando ora una parte di esso, un appoggio, un prolungamento, ora un’ immagine stilizzata (degli arti, delle ossa…).
Sul piano del linguaggio, viene proposta l'esplorazione di come dalla coesistenza di discipline e arti differenti possano scaturire differenti punti di vista possibili, possano generarsi voci differenti: così sulla scena, col movimento e la parola del performer, dialogano il violoncello di Bea Zanin e la produzione sonora, dal vivo, di Federico Dal Pozzo, le cui “voci” contribuiscono a comporre la struttura drammaturgica, come controcanto o coro dei pensieri e del vissuto di Luk. Al tempo stesso, lo spazio scenico si configura come installazione in cui un’altra importante voce è rappresentata dalla luce: essa segmenta lo spazio e il corpo, allarga o restringe il punto di vista, focalizza sul dettaglio o rifette e moltiplica il corpo, i suoi movimenti, le sue limitazioni, mediante l'utilizzo di specchi e di fasci luminosi.
- Debutto nazionale
- Regia e coreografia di Caterina Mochi Sismondi
- Con Lukas Vaca Medina
- Violoncello Bea Zanin
- Light design Massimo Vesco
- Elaborazioni sonore ed elettroniche Monica Olivieri
- Coproduzione Blucinque e Fondazione Cirko Vertigo