Saluti al pubblico del Todi Off

Saluti al pubblico del Todi Off

Ancora molto emozionati salutiamo il numerosissimo pubblico che ha seguito con curiosità questa edizione del TODI OFF. Per noi è stata una scommessa, una provocazione, che ci ha regalato grandi stimoli e soddisfazioni. 
Ringraziamo il Direttore Artistico del Todi Festival, Eugenio Guarducci, per aver sostenuto questa proposta, e tutto lo staff, a partire dalla Direttrice Organizzativa Daniela De Paolis, che ha contributo alla realizzazione. Grazie a Elena Bucci, Roberto Latini e Michele Sinisi per la professionalità e l’entusiasmo con cui hanno tenuto i tre workshop. Tutti gli artisti che hanno presentato i propri lavori e che si sono confrontati con noi, la Piccola Compagnia Dammacco, Riccardo Festa, Matteo Angius, Bernardo Casertano, Riserva Canini, Ortika, Simone Amendola, Valerio Malorni, Antonio Cosentino e il Maestro Roberto Castello.

E infine, un ringraziamento speciale ai cinque critici che hanno condiviso con noi questo progetto: Alessandro Toppi, Andrea Porcheddu, Francesca Romana Lino, Sergio Lo Gatto e Francesca Serrazanetti. E Simone Pacini, che ha coordinato il prezioso incontro del 30 agosto. Vi lasciamo condividendo con voi questo messaggio che ci hanno inviato.

Arrivederci…

Roberto Biselli, Stefania Minciullo, Biancamaria Cola (altro…)

Gli ultimi due spettacoli del Todi Off

Gli ultimi due spettacoli del Todi Off

Sabato 2 settembre alle ore 19, penultimo spettacolo della rassegna Todi Off. Protagonisti, Valerio Malorni e Simone Amendola con “Nessuno può tenere baby in un angolo“.

A differenza dei precedenti cinque spettacoli della rassegna, gli ultimi due sono stati proposti da Teatro di Sacco.

Questo spettacolo figurava nella rosa delle proposte di due dei cinque critici coinvolti. Avendo avuto la fortuna di vederlo a Roma alle Carrozzerie N.o.t., qualche mese fa, abbiamo ritenuto che fosse adatto per essere inserito nella nostra rassegna.

Lucio, il protagonista, ci ha emozionati per la sincerità dell’interpretazione e la bravura del suo interprete, Valerio Malorni. Un monologo graffiante, scritto da Simone Amendola, un giallo che lascia lo spettatore incerto fino alla fine, intenerito ma anche confuso dalla storia che gli viene raccontata. Un puzzle incompleto, in cui non è tanto importante trovare il colpevole, ma partire da un fatto di cronaca raccontato da un punto di vista peculiare una storia d’amore che si è spenta prima di nascere. Uno spettacolo che siamo sicuri emozionerà anche il pubblico del Todi Off.

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TODI OFF – ultimo incontro dell’osservatorio critico

TODI OFF – ultimo incontro dell’osservatorio critico

E siamo all’ultimo articolo del blog relativo alle cinque proposte critiche del Todi Off: ieri, infatti, primo settembre 2017,  è andata in scena “Erinni o del rimorso” di Ortika, visione proposta da Francesca Serrazanetti. Se n’è parlato stamattina, insieme ad Alice Conti, in scena con Veronica Lucchesi e coautrice della drammaturgia insieme a Chiara Zingariello, oltre che con Roberto Biselli e col pubblico, tornato, dopo ieri, timidamente più numeroso, ma sempre più incuriosito da questa modalità partecipata di fruire del teatro. Alla consueta domanda di Stefania Minciullo sulle ragioni della sua scelta, la Serrazanetti ha risposto chiamando in causa ragioni solo in parte condivise dai colleghi, che l’anno preceduta. Quindi, sì, un rapido accenno alle risorse economiche messe a disposizione della compagnia, ma, soprattutto, così ha esordito, “perché è uno spettacolo coraggioso”. Infatti, se, da un lato, s’interroga sulle ragioni del proprio fare artistico – livello, questo, più personale e inerente a un momento di auto riflessione artistico-teorica -, dall’altro entra in relazione col contemporaneo, interrogandosi sulla “cosa brutta” – o “il male oscuro”, così lo avevano chiamato in un’altra satgione, scrittori del calibro di Giuseppe Berto. Elemento sicuramente interessante, per la critica, è la complessità di scrittura. La drammaturgia testuale, infatti – dagli imput alti e variegati, capaci di spaziare da Jung a Wallace – si accompagna/declina nell’uso a tutto tondo di voce, corpo, luci e scene. Quel che ne vien fuori è “una bella testimonianza di cosa significhi fare questo mestiere oggi – ha puntualizzato la Serrazanetti -, ma, non di meno, del compito di visione/restituzione, che la critica è chiamata a svolgere”. Se Alice Conti, infatti, ripercorrendo l’iter di formazione dello spettacolo fatto di residenze in spazi teatrali occupati (dalla Cavallerizza di Torino al Teatro Rossi Aperto di Pisa o, ancora, al Caffè della Caduta, sempre a Torino), torna a mettere il dito nell’annosa questione degli spazi e mezzi di produzione, la Serrazanetti non manca di sottolineare l’azione di  visione, accompagnamento e dialogo con gli artisti (mentoring?), che, a suo parere, è uno  dei compiti della critica al di là della stesura delle singole recensioni, altrimenti destinate a lasciare poca traccia di sé. Così, intercettato nella fase germinale dei primi venti minuti di studio a IT Festival (quinquennale ed effervescente festival milanese, che ha fatto dell’inclusività la propria bandiera), è stato anche grazie a questo scambio dialettico, che Ortika, ha saputo allacciare un dialogo costruttivo con “Stratagemmi” (di cui la Searrazanetti è redattrice e co fondatrice) o con critici quali Renzo Francabandera e Diego Vincenti, curatori della rassegna milanese “HORS”, in cui “Erinni o del rinìmorso” ha poi debuttato. (altro…)

Todi off: riflessioni sul quarto spettacolo della rassegna

Todi off: riflessioni sul quarto spettacolo della rassegna

Dopo una serata di stop, in concomitanza con la giornata di riflessione dal titolo “Off… ma non troppo!” del 30 agosto, ieri la programmazione del Todi Off è ripresa con “Talita Kum” di Riserva Canini. Emozionante spettacolo di teatro d’ombre e teatro di figura, lo avevo visto, a Campsirato, all’interno di IETM (International Network of Performing Arts) Bergamo 2015 e mi aveva subito colpita per il lirismo, la poeticità e la grande capacità di suscitare meraviglia – di far sgranare gli occhi come quelli di un bambino davanti a una giostra di felliniana memoria, che, pur senza salirci sopra, non può non incantare.

Ecco perché l’ho scelto, accogliendo anch’io l’invito di Roberto Biselli (direttore di Teatro di Sacco e ideatore di questa sezione Off) a individuare una proposta adatta a creare un cortocircuito in un pubblico avvezzo a un teatro più tradizionale. E credo che l’intento sia perfettamente riuscito: perché il pubblico, già ieri sera, dopo lo spettacolo, si è tratteuto a chiedere, complimentarsi e informarsi su quello strano ibrido – un po’ teatro per bambini, un po’ percorso onirico in grado però di evocare e scongiurare demoni quanto mai condivisi – e, cosa ancor più significativa, perché stamani, nonostante lo scrosciante temporale rovesciatosi a rinfrescare quest’ultimo scorcio dell’estate tudertina, si è presentato a teatro per un ascolto/confronto con la narrazione di genesi e backstage dello spettacolo. Si è svolto così, questo terzo incontro, finalmente capace d’intercettare un pubblico di spettatori puri, evidentemente incuriositi e accompagnati da una sequela di proposte, che si è rivelata adeguata a stanarli dalla pigrizia di una visione che si esaurisce nel solo tempo della rappresentazione. Insieme a loro, anche la giornalista e scrittrice Ilaria Guidantoni, lei pure a Todi per capire cosa stia succedendo, in questa start up “off”.
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“ERINNI O DEL RIMORSO” al TODI OFF

“ERINNI O DEL RIMORSO” al TODI OFF

Stasera alle ore 19.00 al Nido Dell’Aquila è la volta di ERINNI O DEL RIMORSO della compagnia Ortika, proposto dalla critica teatrale Francesca Serrazanetti che ci spiega i motivi della sua scelta:

Cosa sarebbero le Erinni nel nostro contemporaneo? Per Ortika hanno a che fare con la depressione, con la mancanza di determinazione, con il rimorso e con le contraddizioni tra le proprie aspirazioni e la paura di fallire.
Erinni o del rimorso raccoglie e rielabora un materiale sensibile che parla di fragilità e depressione, in una trasposizione che filtra il reale e lo rende materiale da un altissimo potenziale performativo. L’energia delle due attrici – Alice Conti e Veronica Lucchesi – è avvolta e potenziata da un’atmosfera onirica creata dalle luci di Alice Colla. La restituzione scenica riesce a trattare con forza espressiva la delicatezza del tema e, allo stesso tempo, la violenza del conflitto interiore. Se si riconosce un interesse antropologico radicato nell’identità del gruppo, in scena troviamo anche una riflessione sul percorso artistico e sulle difficoltà di credere nel proprio talento. Una ragione in più che mi ha portato a scegliere questo spettacolo, che affronta con coraggio il doloroso conflitto di una rivoluzione interiore, muovendosi con equilibrio e consapevolezza tra una varietà di registri linguistici.

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“TALITA KUM” proposto e promosso da Francesca Romana Lino

“TALITA KUM” proposto e promosso da Francesca Romana Lino

La critica teatrale Francesca Romana Lino ci presenta lo spettacolo TALITA KUM di Riserva Canini da lei proposto e promosso per la rassegna TODI OFF, in scena stasera giovedì 31 agosto.

Il 31 agosto, all’interno del Todi Off | Nido dell’aquila, andrà in scena “Talita Kum” di Riserva Canini. Uno spettacolo di teatro di figura, che, senza una sola parola, ma con un evocativo continuum vicinissimo alle suggestioni del teatro danza, racconta un viaggio iniziatico. Una sorta di creazione della donna più in senso di educazione affettiva che ontologico; una Eva primigena, plasmata da un uomo nero, questa volta – anzicchè da un buono Dio -, ma che, da questo suo inconsueto demiurgo, saprà acquisire il riscatto di un’identità propria.

Ho scelto questo spettacolo, perché mi piaceva proporre il corto circuito fra la narrazione, che, a teatro, è tradizionalmente di parola, e questo modo, forse non così tradizionale di porgerla, capace comunque non solo di far arrivare forte e chiaro il suo messaggio, ma di offrircelo con una capacità lirica, emozionale e incantevole, ne l senso etimologico del termine. (altro…)

TODI OFF – secondo giorno

TODI OFF – secondo giorno

Una mattinata d’incontro atipico, quella di oggi al Todi Off, dove l’appuntamento ormai fisso fra gli artisti esibitisi la sera precedente, il critico che ne ha proposto la visione e il pubblico ha preso una china del tutto inaspettata. Del resto, un po’ era prevedibile…

Come avrebbe potuto essere diversamente, quando la compagnia – in questo caso l’ardito duo Matteo Angius/Riccardo Festa, il primo visto spesso nell’ Accademia degli Artefatti, il secondo, fra l’altro, in solide produzioni di teatro più tradizionale – viene precipitosamente richiamata altrove da un impegno di lavoro e il critico è un onnivoro del calibro di Andrea Porcheddu, fresco fresco da cavalcate on air per la storica trasmissione di radio 3 “Pantagruel”? Non si è scomposto, Porcheddu; e, dopo aver risposto alla domanda di rito di Stefania Minciullo – “Perché hai scelto proprio questo spettacolo?” -, naturalemente si è lasciato accompagnare dalle suggestioni di Elena Bucci, Sergio Lo Gatto, Alessandro Toppi e i ragazzi della masterclass, domandole o rilanciandole, a seconda dei casi, spostando la discussione da un momento d’incontro/confronto più squisitamente artistico a uno più spontaneamente “politico”, nell’accezione più alta, civica, partecipativa e a-partitica del termine. (altro…)

Todi Off – primo giorno

Todi Off – primo giorno

Stamattina al Todi Off è stata inaugurata la “buona pratica” dell’incontro mattutino fra la compagnia esibitasi la sera precedente, il critico che ne ha proposto la visione e il pubblico – in questo caso formato soprattutto dai curiosissimi allievi della masterclass di Elena Bucci.

Lo spettacolo che ha inaugurato, ieri sera, questa start up di provocazione (la drammaturgia contemporanea e i suoi linguaggi spesso non così convenzionali per un pubblico abituato a un teatro più tradizionale) è stato “Esilio“ della Piccola Compagnia Dammaco, proposto dal critico Alessandro Toppi, redattore de “Il Pickwck”. Un monologo ironico, lirico e surreale, una riflessione/flusso di coscienza ad alta voce di un omino/spirito del tempo, prototipo di tutti coloro che, perso il posto di lavoro (eh, la crisi…), si ritrovano ad essere “buttati” – dice proprio così, il protagonista -, esiliati, appunto, espulsi da una società, che all’improvviso sembra non saper più che farsene, di loro. “E allora venne Vergogna. Vergogna ogni mattina si vestiva di tutto punto e andava in un bar, poi in un altro e in un altro ancora e in tutti quei bar faceva finta di essere in una breve pausa di lavoroscrive lo stesso drammaturgo Mariano Dammaco – […] e venne Tristezza e quando qualcuno gli chiedeva: “Come stai?”, quello confondeva un saluto con una vera domanda e al malcapitato diceva tutti i suoi guai […] e poi venne Spirito di Reazione. Spirito di Reazione si svegliava prestissimo e si metteva subito al lavoro. Sì, aveva un lavoro […] fino a che venne Spossatezza s’infilò sul letto e si tirò le coperte fin sulla testa con gesto definitivo” – e così, in loop, come in una ironica, straziante, onirica e surreale filastrocca, con varianti di pensiero e situazioni tali, da poter consentire al testo – ce lo racconta sempre il drammaturgo – d’incontrare quante più categorie di pubblici possibili. La chiacchierata è stata introdotta da Toppi, che ci ha spiegato le ragioni della sua scelta. “La realizzazione carnale di un testo scritto”, dice, in accordo col suo intento di dare voce alle nuove drammaturgie, che ancora non smettono di scrivere nuovi testi per la scena – “Non siamo rimasti fermi ad Eduardo…” -; e poi l’attenzione a recuperare la centralità di parole come teatro e attore, “E’ sorprendente – nota – come il termine attore quasi del tutto assente sia negli atti dello storico Convegno d’Ivrea” [di cui quest’anno è stato ricorso il cinquantenario] che nella Riforma del Teatro del 2015”; ma, soprattutto, la scelta è ricaduta su di loro per capacità di questa compagnia e di questo genere di teatro di parlare del “piccolo”, in questo caso attraverso l’enorme problema del lavoro, ma in modo prezioso e sorprendentemente concreto.

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“DINO” proposto e promosso da Sergio Lo Gatto

“DINO” proposto e promosso da Sergio Lo Gatto

Martedì 29 agosto alle ore 19.00 al Nido dell’Aquila di Todi sarà la volta di Dino di Bernardo Casertano, il terzo spettacolo della rassegna Todi Off.

A sceglierlo e promuoverlo è stato il critico teatrale Sergio Lo Gatto:

Bernardo Casertano è un attore in tutto e per tutto. Su o giù dal palco gli vedi negli occhi la meraviglia dell’osservazione attenta, come se il suo sguardo volesse rubare i particolari delle vite degli altri per portarli dentro al proprio corpo. E proprio il corpo, insieme alla voce, è il centro di questo suo esperimento, che tiene il testo di Jan Fabre Il re del plagio solo come punto di partenza; l’apologo dell’angelo che vuole farsi uomo è stato materiale per molti artisti, qui diventa un altare per celebrare l’arte performativa come mezzo per riconoscerci tutti umani. Ho segnalato questo lavoro per il suo originale metodo di riscrittura drammaturgica, fortemente contemporaneo, per la sua schietta sincerità, la sua semplicità carnale, la potente poesia del corpo e della voce che riescono a ragionare sull’umano usando un linguaggio gentile e doloroso insieme, adatto a tutti gli spettatori. 

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Per il Todi Off: “O della nostalgia”

Per il Todi Off: “O della nostalgia”

Lunedì 28 agosto alle ore 19.00 secondo spettacolo al Nido dell’Aquila di Todi per la rassegna Todi Off: “O della nostalgia” di e con Riccardo Festa e Mattia Angius.

Andrea Porcheddu, critico teatrale, ci spiega le motivazioni di questa sua proposta:

Ha il sapore di una cupa e stralunata stand-up comedy “O della nostalgia”, di e con Matteo Angius e Riccardo Festa, originale duo che promette interessanti sviluppi scenici, bravi e simpatici come sono. Imbastendo una sorta di programma radiofonico, i due corrono sul filo di un tema non facile – quello della nostalgia, appunto – allestendo un cabaret amaro e struggente che si costruisce per numeri impregnati di un clima emotivo diverso, con spunti notevoli che aprono, nello spettatore – anche nel più smaliziato – un fiume di ricordi. Lo spettacolo è sospeso tra una sincera ironia e affondi più caustici e dolorosi, che possono far male e far riflettere, inframmezzati da giochi e battute lievi. Un difficile equilibrio, tra “intrattenimento” ironico e abissi dell’umor nero, ma l’idea è interessante: la memoria è un oggetto strano, un ambiguo compagno di viaggio, un trampolino instabile per saltare nel futuro, guardando al passato. E in mezzo, in quel salto nel tempo, Angius e Festa affrescano il ritratto di una umanità “indecisa a tutto”, bisognosa di ancorarsi a qualcosa – o a qualcuno – per non crollare. Ciascuno ha la propria Madeleine di Proust: bisogna scoprire che succede, quando la si addenta…

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