Li' Romani in Russia

SINOSSI

Con "Li Romani in Russia", Elia Marcelli eleva il dialetto romanesco a linguaggio della grande epica. Il suo poema vernacolare racconta l'orrore del secondo Conflitto Mondiale con il verace disincanto di un semplice fante. Lo scritto del Marcelli, e questo spettacolo che ne ripercorre i passaggi più significativi, restituiscono lo sguardo di un'intera generazione di giovani uomini, trascinati dalle folli ambizioni di un regime dittatoriale in una delle più disastrose campagne militari del ‘900. È il 1941 quando Benito Mussolini decide di prendere parte all'invasione della Russia da parte delle armate naziste. Li Romani in Russia rivela il volto umano e autentico dell'esperienza della guerra dell'uomo comune: il cameratismo e la brutalità, la solidarietà e la disperazione dei singoli, note a margine nel grande libro della storia, che riporta ai posteri poco più che una cronaca altisonante. Finestre di autenticità che si aprono sulle vicende di Giggi, Mimmo, Peppe, Nicola e Remo, giovanissimi fanti spediti a passo di marcia verso la disfatta. Nei ranghi della divisione Torino attraversano l'Europa in una straziante impresa destinata al fallimento inseguendo, per conto dell'Italia Fascista, illusori sogni di gloria. Un testo che sa divertire e commuovere, invitando gli spettatori alla riflessione e alla memoria con i più potenti degli strumenti: la verità e la testimonianza. Dalla caserma della Cecchignola alle rive del Don, ingannati da false promesse, decimati dal gelo, dalla fame e dalle battaglie, dei 220.000 ragazzi che lasciano Roma, solo 90.000 faranno ritorno.

NOTE DI REGIA

L'epopea dei soldati è raccontata con uno stile cinematografico, rispettando il verismo dell'autore, alternando i registri stilistici, dal grottesco al lirico, dal narrativo al tragico, mantenendo costantemente la narrazione avvincente, accattivante, trascinante. La leggibilità testuale è arricchita sulla scena da due aggiunte sostanziali rispetto ai precedenti allestimenti: la musica e la danza. Canzoni inedite, romanesche, suonate e cantate dal vivo; composte appositamente per questo allestimento, rispettando la “voce” dell'autore originario. L'aspetto tersicoreo crea un dialogo perpetuo e serrato con la parola. E' capace di agire, palpitare, respirare con le rime della prosa ma anche di volteggiare sulle canzoni. Alterna ritmi indiavolati tipici dei balli popolari e struggenti ballate romane. Si muove attraverso il dolore di madri e mogli lasciate sole, restituisce l'impetuosità e la ricchezza della natura e abita i luoghi dell'anima come il ricordo, il rimpianto e la solitudine. Un grande impatto emotivo che terrà lo spettatore incollato al racconto, tra commozione e rabbia, sorrisi e sgomento.

  • Esclusiva regionale
  • Genere teatro canzone, storico, drammatico
  • diretto e interpretato da David Marzi
  • drammaturgia Elia Marcelli
  • Violino Elisabetta Paolini
  • Pianoforte ed effetti sonori Livio Calabresi
  • Produzione SenzaConfine Aps
  • Durata 80 minuti